San Pietroburgo Live

Tra musica e poesia: la vita del maestro Fabio Pirola a San Pietroburgo

SPB24 intervista il compositore milanese Stefano Martinotti

Stefano Martinotti nato a Milano, figlio d’arte, le sue composizioni sono state eseguite presso il Teatro alla Scala di Milano, dall’Orchestra  "I Pomeriggi Musicali” di Milano, Al Teatro La Fenice e al Teatro Malibran a Venezia e in Austria, Danimarca, Germania, Lituania, Olanda, Portogallo, Russia ed Ucraina. Ama il cinema, la musica jazz, si interessa di psicologia e di videomaking. E’ un lettore onnivoro di letteratura contemporanea e dei classici.

Il maestro Stefano Martinotti

FABIO: Maestro, il 22 maggio alle ore 19, presso la Sala Piccola della Filarmonica di San Pietroburgo, l'orchestra della Città di San Pietroburgo, in un concerto speciale di musica italiana eseguirà il suo brano "Divertissement", sotto la direzione del giovane direttore milanese Fabio Pirola. Qual è l' idea di questo suo nuovo brano musicale?

STEFANO: San Pietroburgo e Milano sono città gemellate. Il mio editore, Piero Michi, mi ha suggerito di scrivere, per quest’occasione, un pezzo che ricreasse in chiave musicale il gemellaggio tra queste due città, basandomi su due canzoni popolari. Il mio pezzo è una sorta di “Due temi con variazioni” dove un canto risorgimentale milanese, “La bella Gigogìn”, e la bellissima canzone “Ascolta, Leningrado” s’incontrano e talvolta si sovrappongono in episodi in stili diversi tra loro. Questi due temi sono stati scelti dal mio editore perché sono molto rappresentativi nella musica tradizionale delle nostre città. La richiesta del mio editore era quella di un pezzo che non fosse di difficile ascolto, come a volte è la musica contemporanea. Il termine Divertissement, alla francese, indica che il compositore stesso si diverte. 

La bella Gigogin

FABIO: Cosa rappresenta per lei la città di San Pietroburgo e nello specifico in rapporto con la città di Milano o più in generale con l'Italia?

STEFANO: Posso dirle che è per me un grandissimo onore essere eseguito nella città della Settima Sinfonia del mio compositore preferito, Dmitri Shostakovich. Un altro compositore che amo molto è Ygor Stravinskij e il mio primo grande amore è stato Ciaikowsky. Ma è la musica di Mahler e di Shostakovich quella che più mi tocca e mi emoziona ogni volta che la ascolto o che la suono. Evidentemente, fa risuonare in me qualche corda particolarmente personale e sensibile. Il pensiero di recarmi per la prima volta a San Pietroburgo mi emoziona particolarmente.

Il maestro russo Shostakovich

FABIO: Maestro, al suo attivo ha una grande carriera come compositore, musicista e insegnante; сhe senso ha insegnare la musica ai giovani d'oggi?

STEFANO: Credo che la musica sia un linguaggio molto complesso e altamente formativo e che per questo bisognerebbe che fosse insegnata a tutti. almeno a livello base. Non c’è bisogno che tutti diventino musicisti. Ma capire quale sia la difficoltà che bisogna affrontare per imparare a suonare uno strumento, sperimentare la disciplina interiore e soprattutto imparare a rapportarsi con altri musicisti con i quali si pratica la musica da camera,  sono esperienze che dovrebbero far parte del bagaglio personale di formazione di ogni individuo. Inoltre, entrare a contatto con la bellezza non solo della musica ma di ogni forma d’Arte rappresenta un grande tesoro per la vita di ognuno di noi. 

FABIO: Secondo lei quali sono le prospettive per la composizione musicale sia per chi la  scrive сhe per chi la ascolta, da qui a cinquant'anni?

STEFANO: Mi è difficile immaginare cosa succederà da qui a cinquant’anni. Il secolo scorso è stato uno dei più densi e dei più inquieti della storia. Sono nati e si sono sviluppati linguaggi musicali molto diversi tra loro. Mi sembra che ora sia in atto un processo di metabolizzazione e di sintesi di tutte queste esperienze che da un lato è assolutamente necessario ma da un altro rende difficile fare qualcosa di veramente nuovo. La mia impressione è che quello che stiamo attraversando sia un periodo di transizione che è in qualche modo lo specchio del nostro tempo. Viviamo in uno stato di crisi economica globale. Siamo alla ricerca di nuovi equilibri e di nuove soluzioni ma in realtà non sappiamo bene in che direzione andare. Il linguaggio musicale e quello dell’Arte in generale sono sempre lo specchio del proprio tempo. Non  so immaginare verso quale futuro ci stia portando il mostro incerto presente e mi dispiace non poter essere ancora qui tra cinquant’anni per poter osservare il tempo in in cui sto vivendo ora con la consapevolezza storica che si acquisisce solo con uno sguardo retrospettivo. La curiosità sarebbe veramente grande.

Il punto di domanda

FABIO: Questo concerto è realizzato in collaborazione con la casa editrice musicale Edizioni Musicali Wicky - Milano, una delle pochissime realtà italiane dedite alla ricerca ed alla diffusione della migliore musica italiana. Che cosa significa oggi essere compositore italiano sulla scena internazionale?

STEFANO: Le Edizioni Musicali Wicky sono un’eccezione: infatti sono gli unici editori con cui collaboro regolarmente da più di vent’anni. Per il resto ho sempre lavorato facendo conto sule mie sole risorse personali. Ho cercato di essere editore e promotore di me stesso. Mi sono scontrato con i miei limiti e ho pagato un prezzo altissimo per non avere un’agenzia che si occupasse di me. In compenso ne ho avuto in cambio alcune grosse soddisfazioni che, almeno in parte, mi hanno compensato, soprattutto da parte dei musicisti che mi hanno chiesto di scrivere per loro, primi fra tutti i Percussionisti della Scala che mi hanno commissionato quattro pezzi tutti eseguiti in prima esecuzione assoluta al Teatro alla Scala di Milano.

Il teatro La Scala di Milano

FABIO: Quali sono i classici della letteratura russa сhe più ama e come si immagina il paesaggio russo dentro e fuori le grandi città'?

STEFANO: Ho letto alcuni tra i grandi romanzi di Tolstoj e Dostoevskij, i racconti pietroburghesi di Gogol per conoscere Il naso, da cui Shostakovich ha tratto la sua opera che porta lo stesso titolo. Per la stessa ragione ho letto Una Lady Macbeth del Distretto di Mzensk. Poi ho avuto la curiosità di conoscere altre cose e ho letto Turgenev, Bulgakov, Pasternak, Nabokov. Ho trovato di grande interesse un libro di Viktor Erofeev che in italiano è uscito con il titolo “Il buon Stalin”. Credo che la letteratura russa abbia prodotto quanto di più bello ed importante ci sia in questo campo. Tolstoj è stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi ma devo confessare una predilezione per Dostoevskij per la sua capacità di cogliere e descrivere i lati più in ombra dell’animo umano. L’idiota, Il giocatore, Delitto e castigo e Memorie del sottosuolo sono romanzi rimasti scolpiti dentro di me.

Non vedo l’ora di percorrere la Prospettiva Nevsky e considero i mio viaggio a San Pietroburgo il primo contatto con questa città in cui mi domando come sia possibile che io non sia mai stato fino a questo momento e dove spero di poter ritornare presto e con più tempo a mia disposizione.

La locandina del concerto

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