E’ una scena che abbiamo visto troppo spesso: appoggiati al bancone d’un bar low cost, degli italiani ricevono una vodka d’un’infima marca, la annusano come fosse una prelibatezza, la sorseggiano lentamente ed esclamano: “fantastica, è proprio vero che la Russia è il paese della vodka”. Amata dal popolo, disprezzata dalle ragazze più in – che dicono di bere solo shampanskoe, una variante malinconica del nostro prosecco –, odiata da tutti coloro che hanno un parente che affoga continuamente i propri dispiaceri nell’alcool, la vodka rappresenta un fatto culturale lontano dalla mentalità della maggior parte degli europei.

Un brindisi di vodka in un bar di San Pietroburgo

Quei turisti appoggiati troppo disinvoltamente al bancone non sanno che la Russia è sì il paese della vodka, ma la maggior parte di quella che si riceve nei bar è di qualità bassissima. E che non va bevuta come se si stesse assaporando un vino d’annata, ma in un sorso one shot e questo è il motivo per cui la vodka perfetta non ha sapore. Il brindisi prima di aprire le danze è d’obbligo: alla salute, all’amore, all’amicizia o alla patria, quel che è importante è che un brindisi sia lo scocco d’inizio della bevuta in compagna.

Nelle cene tradizionali russe, anche d’affari, si usa pasteggiare a base di vodka: non viene bevuta alla fine del pasto per favorire la digestione come avviene con i nostri superalcolici. E’ un approccio radicalmente distante da quello del vino o della grappa che vertono sul concetto di degustazione d’una prelibatezza: la vodka è come un serie di miccie che scandiscono il ritmo della serata, lo infiammano ad ogni sorso che scivola giù. Questo presuppone un’architettura emozionale differente, ribalta il concetto di degustazione e lo riporta ad una dimensione più pratica, giocherellona. Si beve la vodka per stare in compagnia, per passare una serata di divertimento, per scambiarsi quei brindisi di cui tutti abbiamo bisogno per attraversare le sofferenze dell’esistenza.


Vodka: cos'è e marche migliori

La vodka russa è una bevanda superalcolica ottenuta dalla distillazione dei cereali: chiamata wòdka in polacco e vodka (водка) in russo, è considerata una tradizionale bevanda russa e polacca il cui utilizzo riflette le svariate sfaccettature della cultura di questi paesi. Più in generale, la vodka è una bevanda apprezzata in tutto l'Est Europa e accompagna i pasti, soprattutto serali e festivi, di tantissime persone.

Una bottiglia di Tsarskaya oro: elegante design, ottima vodka, prezzo medio

Che cos’è e come si riconosce una buona vodka? All’iniziano le vodke sembrano tutte uguali: è solo il tempo e la continua frequentazione con un oggetto che ci insegnano a cogliere le sfumature. La vodka deve essere servita ghiacciata e con una fetta di limone e va bevuta in un sorso solo: la buona vodka è quella che scivola giù e non ha un forte ritorno di sapore; la cattiva vodka è quella nella quale l’alcol è lavorato male ed ha un gusto estremamente forte, inadatto per essere bevuta in un colpo solo. Dopo aver bevuto il bicchierino, generalmente di 50 grammi, si morde la fetta di limone o, più raramente, il cetriolo: questo permetterà di sopportare meglio l’alcol.

Se entrate in un supermercato russo noterete che le marche di vodka sono svariate anche se la maggior parte delle quali è a basso costo. Uno dei brand più sopravvalutati è sicuramente la Russkij Standard: di qualità media ma estremamente conosciuta sia in Russia che all’estero, ha un prezzo più alto rispetto alla qualità che propone. Le vodke con il maggior rapporto qualità prezzo sono a nostro avviso: Tsarskaya qualità Oro (vedi la fotografia qui sopra) e Liubimyj Gorod. Altre buone marche sono la storica Beluga e le straniere Absolut e Finlandia. Vi invitiamo ad evitare la vodka troppo economica (sotto i 200-250 rubli per la bottiglia di mezzo litro al supermercato): potreste risvegliarvi con un mal di testa anche se avete bevuto solo uno o due bicchierini.


Parole nella storia

Ogni tipologia di vodka porta con sé una propria filosofia di vita e cultura della convivialità. Qui sotto una fotografia di come in genere viene servito un bicchierino di vodka: con un piacevole accompagnamento di cetrioli e formaggi. 

Riprendiamo qualche nome famoso e rivediamo il significato che si porta con sé:
vino del pane: nome comune della vodka in voga nella seconda metà del XVII secolo;
vino bollito o perevar: uno dei primi termini legati alla produzione di vodka;
korchma, traducibile anche con “bettola” o “taverna”, era il nome della vodka prodotta al di fuori della legge, conosciuta anche come samogon;
vino affumicato: termine in realtà abbastanza raro, indicava la vodka;
vino arso o vino caldo: erano parole diffuse nei secoli XVII-XIX; in lingua ucraina indicava il nome ufficiale della vodka “gorilka”;
vino russo: termine raro che indicava la vodka nel XVII secolo;
vino di Chercass: indicava la gorilka (tipo di vodka ucraina) prodotta in Ucraina e successivamente portata in Russia: questa vodka era depurata malamente pertanto di bassa qualità ed estremamente economica;
vino di cereali: per identificare la vodka fino alla fine del XIX secolo;
vino alcolico o vino tossico, termini usati nel folklore e nella lingua popolare;
vino amaro indicava la vodka distillata con erbe amare; più tardi questo nome assunse il significato di “bevanda che porta amarezza, tristezza di vivere”.

La vodka viene spesso accompagnata da cetrioli e formaggio