Ecco di seguito riportata l'intervista al professore Stanislav Nikolaevich Legkov, artista emerito della Carelia e della Federazione Russa, docente di direzione di coro presso il Conservatorio Musicale di Stato “Rimsky-Korsakov” di San Pietroburgo. A breve il Maestro sarà invitato per la prima volta ad un progetto corale in Italia. Gli facciamo tutti i nostri migliori auguri!

Il maestro Legkov a San Pietroburgo

Legkov Stanislav Nikolaevich si è diplomato alla Scuola Corale Glinka e al Conservatorio di San Pietroburgo sotto la guida del professor A. V. Mihaylova. Alla fine del conservatorio nel 1960 è stato inviato al Ministero della RSFSR in Yuzhno-Sakhalinsk, dove ha insegnato alla scuola musicale e ha creato un coro, che esiste ancora oggi. Successivamente ha lavorato come maestro del coro dell'Opera e del Balletto di Novosibirsk e nel 1970 fu invitato a lavorare a Petrozavodsk come assistente professore e capo del dipartimento di direzione corale. Per 17 anni, ha diretto numerose opere di classici corali russi e stranieri, e anche numerose opere di compositori contemporanei tra cui la Sinfonia No 2 "Marina" di B. Tischenko su poesie di Marina Cvetaeva, scritta per coro misto e orchestra, e l'oratorio Symphony "La Russia e la spada" di E. Patlaenko.

Tra le innumerevoli attività si ricorda nel 1971 la nomina a direttore principale dell'Orchestra Accademia di Leningrado “Glinka Capella”, nel 1987 la nomina da parte del Ministero della Cultura della RSFSR a direttore principale del Coro di Stato dell'URSS, nel 1990, su invito di V. Gergiev, la nomina a maestro di cappella principale del Teatro dell' Opera e del Balletto “Kirov”. Nel 1991 tornò a lavorare presso il Conservatorio di San Pietroburgo come professore di direzione corale e per molti anni (dal 1990 al 2002) è stato decano della facoltà di direzione di coro. Dal 1997 gestisce il Coro Nazionale da Camera del Conservatorio di San Pietroburgo.

Maestro, quale è il ricordo più bello legato alla sua vita di docente di direzione di coro e quale è invece il ricordo più particolare legato alla sua attività professionale?

Prima di rispondere a questa domanda vorrei raccontarle come sono diventato insegnante o meglio di come ho avuto il diritto di diventarlo. Mentre ero studente di conservatorio, non ho mai pensato o sognato di diventare un insegnante perché sapevo che essere degno di questo titolo significava diventare mentore di giovani talentuosi musicisti, e quindi comportava una grande esperienza, e non semplicemente essere musicista all' inizio della propria carriera.

Cosa può infatti insegnare un giovane musicista che non si è arricchito con una grande esperienza pratica, che non ha conosciuto e vissuto il dolore, il disastro, la tragedia, la gelosia, la gioia, la felicità? Cosa può dunque insegnare una persona che non ha realizzato il suo scopo con coscienza?

Solo dopo 10 anni di esperienza professionale ho accettato l'incarico di guidare il dipartimento di direzione corale presso il Conservatorio di Petrozavodsk, un incarico che ho ricoperto per 17 anni. I miei migliori ricordi come maestro di coro sono legati a quel periodo e alla frequenza degli studenti della mia classe corale, che per tutti quegli anni è stata sempre del cento per cento! La risposta alla sua seconda domanda, senza esitazione, è strettamente collegata al nome del mio insegnante di specialità al Conservatorio, il professor Abner Mikhailov.

Durante i miei studi presso il conservatorio, il mio insegnante lavorava anche come maestro di cappella principale al Teatro dell'Opera e del Balletto Kirov, oggi il Teatro Mariinsky e per questo motivo, oltre alla classe principale di direzione di coro, frequentavo regolarmente le prove del coro in teatro.  In queste occasioni ho conosciuto il suo coro e il modo con cui lavorava; ogni prova era curata meticolosamente, ogni spettacolo perfetto e l'atmosfera del teatro diventava come se fosse la sua casa. Osservando le prove, ho imparato dal mio maestro; un lavoro completo e sempre approfondito. Una volta, quando ero uno studente del secondo anno di conservatorio (non sapevo praticamente nulla dal punto di vista professionale), il mio maestro decise di affidarmi una scena molto difficile dall'opera “Khovanshchina” di Musorgskij.

Io avevo già visto il mio maestro lavorare su questa scena. Tuttavia, la prima volta sono stato sconvolto, perché ho sentito nelle mie mani la potenza del coro dell'opera (almeno 100 persone). Un anno e mezzo di studio non erano stati vani, però: sentivo come questo “grumo di suono” a volte mi obbediva senza perdere il senso ritmico e l'immaginazione musicale. Alla fine ho vissuto uno shock; quando ha cessato di vibrare l'ultimo accordo della “Preghiera”, non ho potuto aspettare i saluti o i commenti. Non ricordo precisamente cosa accadde ma finii nella galleria del teatro e cominciai a singhiozzare. Questa è una situazione molto importante per l'insegnante, perché ha la possibilità di aprire allo studente alle prime armi il lato meraviglioso della professione: fargli provare la scossa del piacere della musica.

Riguardo il repertorio polifonico italiano, esiste un autore che secondo lei è fondamentale per il percorso educativo degli studenti?

La storia della polifonia è studiata dai nostri studenti con molta attenzione ed è nel sistema teorico di educazione musicale. Nella prima metà degli anni novanta ci fu una situazione che mi portò a decidere di preparare un programma di opere di Palestrina. Uno studente della mia classe mi chiese infatti di lavorare sulla musica di questo compositore e dopo lunga esitazione, anch'io affascinato da questo grande genio, gli diedi il permesso di procedere su questo studio.

Nel nostro paese non c'è infatti la tradizione di eseguire la musica di questo compositore. Il programma di studio era composto da nove madrigali da “La Messa de ferie”. E' stato interessante analizzare le varie parti di questa piccola messa, tra l' altro senza Gloria e Credo; l'orchestrazione corale ha un ruolo importante nello sviluppare la disposizione emotiva, nel contrasto tra le parti e all' interno di ogni parte. La messa si sviluppa sulle basi di un' intensità sonora che è minore rispetto alla narrazione, l'esposizione della prima parte, attraverso una semplice simulazione dinamica in tre parti, si sposta verso il Benedictus in una più avanzata polifonia. Lo sviluppo sequenziale si porta poi trionfalmente sull'Agnus Dei. Nei madrigali, il compositore non abusa dell' arte dell' imitazione, ma apprezza il peso emotivo di ogni mezzo tecnico. Lo stile viene caratterizato da Palestrina in una delicata melodia diatonica, in un desiderio di una tessitura trasparente. Anche se nella musica dei suoi madrigali, dai testi del Petrarca, non si coglie il senso drammatico del “sovraffollamento”, il compositore ha realizzato un canto a cappella di altissimo valore artistico, perfetto. La musica di Palestrina non invecchia, anzi, attira sempre di più come una calamita!

La tradizione corale russa è una realtà estremamente ricca ed interessante sia in ambito sacro ortodosso sia in quello profano specialmente del XX sec. Quali sono i due esempi significativi più rilevanti per lei?

Le prime notizie di polifonia russa risalgono al XVI sec. Successivamente nella seconda metà del XVII sec. e nella prima metà del XVIII sec. si sono sviluppate forme polifoniche originali. Il secolo più rilevante è stato poi il XVIII con i maestri Titov, Berezovsky e Bortniansky. Più avanti troviamo i fondamenti della polifonia classica russa con Glinka, che ha unito la tradizione della polifonia popolare russa con l'esperienza della cultura occidentale polifonica europea. La polifonia russa del XIX sec e dell'inizio del XX sec, è ricca di immagini di accumulo, viene utilizzata in ambito lirico, drammatico, epico e passa attraverso l'opera di Glinka, Tchaikovsky, Glazunov... Altri poi sviluppano la polifonia e Taneev è il fondamento dello stile monumentale. Nel XX sec. la tradizione della polifonia russa viene sviluppata nel lavoro di compositori come Prokofiev, Miaskovsky, Shostakovich, Shebalin, Sviridov, Shchedrin e molti altri. Quali possono essere due esempi della musica spirituale e sacra e profana? Non lo so...

Durante tutti gli anni del mio lavoro ho affrontato così tante partiture, tuttavia, in primo luogo, vorrei dire la Messa in si minore di Bach e l'opera "Khovanshchina" di Mussorgsky.

Nella sua vita c’è stata una persona che per lei è stata illuminante nello studio della direzione di coro?

Sono state due le persone più importanti: A. Mikhailov, il mio maestro di cui ho parlato sopra, e poi il direttore d'orchestra americano R. Shou, che nel 1962 ha diretto quattro concerti nella Sala Grande della Filarmonica di San Pietroburgo. In uno di questi concerti è stata eseguita la Messa in si minore di Bach, e quella sua interpretazione ha messo tutto a posto nel mio mondo interiore!

Nel corso degli anni dedicati all’insegnamento quali sono le differenze generazionali che ha notato nei ragazzi e quale è la peculiarità che trova nell’ultima generazione?

L'insegnante ha una grande responsabilità verso ogni studente; se l'insegnante ha una grande esperienza nel teatro e nei concerti, di solito non ci sono problemi nella formazione degli studenti; e se poi capita di imbattersi in studenti di talento, il lavoro diventa più facile, di maggiore interesse artistico e di grande ispirazione.  Per quanto riguarda la seconda domanda, se gli studenti di oggi non fossero diversi da quelli delle altre generazioni, sarebbe noioso vivere a questo mondo!

Maestro, è mai stato in Italia? Se potesse scegliere, dove andrebbe e quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe fare?

Non sono ancora stato in Italia e se fosse possibile vorrei assistere a concerti e opere presso il famoso Teatro alla Scala di Milano.